Nuove tecnologie che si moltiplicano, cambiando profondamente la nostra quotidianità e il nostro modo di pensare e relazionarci all’esterno: la parola chiave dell’epoca che stiamo vivendo è infatti “trasformazione”. È questo il concetto che domina le opere dei Transformers, quattro autori le cui opere sono esposte al museo Maxxi di Roma dall’11 novembre 2015 e vi resteranno fino al 28 marzo 2016.
Reyes, Gamper, Jeong-Hwa e Fiuza Faustino hanno, attraverso le loro installazioni, accolto la sfida dei tempi modellando la materia per creare nuove sinergie tra arte e design, proponendo una riflessione sociale su temi di grande attualità, quali la crisi economica, l’immigrazione, la sostenibilità ecologica e promuovendo quindi una partecipazione attiva dello spettatore.
Quello che colpisce immediatamente il visitatore che si trova all’ingresso del museo, ma anche le tante famiglie e ragazzi che usufruiscono della piazza libera al suo esterno, è il grande “Golden Lotus”, il fiore di loto realizzato dall’artista Coreano Choi Jeong-Hwa. L’idea alla base dell’opera è ridare vita ad oggetti dell’uso quotidiano: l’installazione infatti, che consente al fiore un movimento di apertura e chiusura, presenta dei petali realizzati attraverso le coperte termiche, quelle che vengono utilizzate anche dai soccorritori durante gli sbarchi dei migranti. La modalità di realizzazione è molto interessante in quanto Jeong-Hwa esprime la volontà di comunicare “accoglienza” e “rinascita” attraverso la forma del fiore, metafora per eccellenza della vita che si schiude davanti a noi, e contiene dunque un forte messaggio sociale.
La filosofia che percorre il lavoro artistico di questo transformer è sintetizzata nella frase “Your shopping is my art”, ovvero un processo continuo di ricerca dei materiali nella grande abbondanza di prodotti generati dalla società del consumismo. È la manipolazione dell’oggetto quotidiano a rendere l’opera d’arte tale.
Il Fiore di Loto è solo una delle tante opere che il visitatore può invece trovare all’interno del Museo, dominate dall’estro e dall’abilità dei suoi autori che hanno saputo rendere il connubio con la tecnologia un’importante modo per comunicare il e con il mondo di oggi. Un modo per ritrovarsi, esseri umani, davanti alla bellezza del quotidiano.
N.T.
Molta passione, moltissimo furore, ma non troppa gioia. Istanbul ai tempi dell ISIS al MAXXI. Tra arte e attivismo Ma Hou Hanru tirava dritto: far sapere lo stato delle cose, nel cui fluido scivolava la cultura e l’arte. Il sito bienal.iksv.org, ci descrive il Sistema organizzativo, attraverso l’Istanbul Foundation for Culture and Arts, fondata nel 1987.