Il mito di Scilla

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Calabria Scilla

Sono molti i misteri intorno a Scilla. Questa stupenda località della Calabria è stata da sempre al centro di leggende, miti, storie fantastiche, nonché musa ispiratrice di pittori, artisti e poeti di tutti i tempi.

Le origini sono antichissime, confuse tra mitologia, storia, racconti alimentati per millenni dalla suggestività dell’ambiente naturale ed ancora oggi Scilla è uno dei borghi più belli d’Italia, con le sue piccole case bianche ammassate sul promontorio che si confondono con le rocce sparse sulla costa creando un paesaggio fiabesco.

scilla_reggio_calabriaUna delle tante leggende ci racconta che Scilla era una bellissima ninfa, che abitualmente si recava sugli scogli di Zancle per passeggiare sulla spiaggia e per bagnarsi nelle acque limpide del mar Tirreno. Una sera in quei luoghi incontrò un dio marino, Glauco, che un tempo era stato un pescatore. Secondo la leggenda Glauco si innamorò pazzamente della ninfa tanto da respingere per lei Circe. La maga, offesa e indispettita, decise di vendicarsi trasformando Scilla in una creatura mostruosa con sei teste di cani rabbiosi e ringhianti. Così la ninfa andò a nascondersi in una grotta della costa calabra che si protende verso la Sicilia. Da lì seminava terrore e morte tra i naviganti che imprudentemente le passavano vicino. Per questo motivo, nell’antichità, tutti i naviganti stavano lontani da questi luoghi.

Sulla rupe si erge il maestoso castello dei Ruffo, che divide la spiaggia di Marina Grande, che si distende come un nastro dorato ampio ed accogliente tra il mare cristallino ed il centro abitato ed è meta di numerosi turisti che la scelgono ogni anno come meta estiva, da Chianalea “piccola venezia del sud”.

Se a qualcuno fosse venuta voglia di visitare questa splendida località calabra i periodi migliori sono certamente la primavera e l’estate.

S.G.

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